Classe Bajamonti

Classe Bajamonti
Classe Osvetnik
Descrizione generale
Tiposommergibile di media crociera
Numero unità2
In servizio con Kraljevska ratna mornarica
Regia Marina
CostruttoriAteliers et Chantiers de la Loire
CantiereNantes, Francia
Impostazione1927
Entrata in servizio1929 (Jugoslavia)
1941 (Italia)
Caratteristiche generali
Dislocamento in immersione822 t
Dislocamento in emersione665 t
Lunghezza66,5 m
Larghezza5,4 m
Pescaggio3,77 m
Profondità operativa80 m
Propulsione2 motori diesel MAN da 1480 hp complessivi
2 motori elettrici CGE da 1100 hp totali
Velocità in immersione 9 nodi
Velocità in emersione 14 nodi
Autonomia5 000 miglia a 9 nodi (9 260 km a 16,67 km/h)
Equipaggio45
Armamento
Artiglieria1 cannone da 100/35 mm
2 mitragliere da 13,2 mm
Siluri6 tubi lanciasiluri da 550 mm
8 siluri
Note
Dati riferiti a dopo il passaggio all'Italia
dati presi da [1] e [2]
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La classe Bajamonti fu una classe di sommergibili della Regia Marina, composta da due unità precedentemente in servizio con la Marina militare del Regno di Jugoslavia dove costituivano la classe Osvetnik.

La classe era composta da due unità, l'Antonio Bajamonti (ex Smeli) e il Francesco Rismondo (ex Osvetnik), costruite nel 1928 in Francia per il Regno di Jugoslavia e catturate dalle forze italiane a seguito dell'invasione della Jugoslavia nell'aprile 1941. Incorporati nella Regia Marina, i due sommergibili furono impiegati nel mar Mediterraneo in compiti prevalentemente difensivi e con funzioni di addestramento e sperimentazione di nuovi apparati, senza partecipare a particolari eventi bellici.

I sommergibili andarono entrambi perduti all'atto dell'armistizio dell'Italia con gli Alleati del settembre 1943: il Rismondo si autoaffondò a La Spezia, dove era fermo ai lavori, il 9 settembre; il Bajamonti, catturato dai tedeschi nel porto di Bonifacio in Corsica, fu autoaffondato da questi ultimi il 18 settembre.

  1. ^ Regio Sommergibile BAJAMONTI, su xmasgrupsom.com. URL consultato il 4 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2018).
  2. ^ Bagnasco & Brescia, pp. 64-65.

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